martedì 13 gennaio 2015

E se l'ospedale fosse un luogo rilassante?

Lo scorso venerdì sono stata ricoverata per un piccolo intervento chirurgico.
La sera prima ho depositato i bambini al papà, ho fatto una cena leggera, preparato una piccola valigia al volo e sono andata a letto intorno alle 10. La mattina dopo, alle ore 7 in punto, come richiesto dal protocollo ospedaliero, ero già in reparto pronta per il ricovero.
L'operazione chirurgica era in "day hospital" e questo faceva presupporre un decorso veloce,  l'anestesia totale invece  e la necessita di un accompagnamento per il ritorno a casa non faceva presagire niente di  buono.
In ogni modo sono arrivata in ospedale con un po' di fifa e sono sprofondata subito in una immensa sensazione di tristezza e solitudine, tutte le pazienti erano accompagnate da un folto entourage di supporto ed io non avevo accanto nemmeno un cane a sostenermi.
Dopo i primi minuti di disagio (non sono mai stata ricoverata in ospedale a parte quando ho partorito) è successa una cosa strana.
Medici e infermieri si alternavano nella mia stanza, mi chiedevano a turno se stavo bene e ogniuno, per le proprie competenze,  mi dettagliava quello che avrebbero fatto, tutto sommato non mi sentivo poi tanto sola, mi sembrava che queste "persone" si interessassero davvero a me e così la paura piano piano si è affievolita lasciando spazio ad un piccolo e crescente senso di benessere!
Iniziavo a realizzare un po' alla volta che stavo attraversando uno di quei rari momenti della mia vita in cui IO NON DEVO PENSARE A NIENTE: altre persone infatti si sarebbero occupate di me!
  • Non dovevo fare niente, qualcun'altro avrebbe pensato a tutto!
  • Non dovevo organizzare niente, qualcun'altro avrebbe deciso il momento giusto e il metodo giusto.
  • Non dovevo predisporre niente, il mio corpo era tutto quello di cui c'era bisogno ed era già lì pronto per l'uso.
Non mi sono rassegnata facilmente a questa condizione di attesa passiva, mentalmente mi costruivo la mia check list di "cose da fare" e, cosciamente o incosciamente,  ero alla disperata ricerca di  quella attività, di quel dettaglio che toccava a me e a nessun altro prendere  in carico. Eppure non c'era nessuna attività che mi competeva!
Un po' alla volta iniziavo a godere dell'idea che potevo rilassarmi leggendo un buon libro e che, a questo giro, toccava a qualcun altro dirigere il traffico dei miei polipi endometriali!
Che figata!E quando mai mi ricapita!
E così mi sono goduta l'attesa, mi sono goduta il risveglio con l'infermiere gentile che sistemava la flebo, mi sono goduta la compagnia di Caterina che mi ha riaccompagnato a casa ed è stata con me tutto il weekend, mi sono goduta un po' meno il mal di testa dei giorni successivi, comunque poca cosa rispetto al resto.
Conclusione: tutto è andato bene, io mi sto concedendo un po' di sano e meritato riposo e ne approfitto per rinfrescare il mio blog.
Il mio corpo, nel frattempo, stanco e provato dagli ultimi mesi di pesante quotidianietà, si conquista il suo meritato ruolo da protagonista in questa vita frenetica che, troppo spesso, non ascolta la sua voce e le sue esigenze.

4 commenti:

  1. Felice che sia andato tutto bene e che tu ti stia riprendendo.
    È incredibile come a volte nei momenti difficili, in cui si va incontro a sofferenza, si possa anche scoprire la possibilità di prendersi del tempo per sé e per riappropriarsi di una dimensione più naturale per mente e corpo. Troppo spesso ci trascuriamo fagocitati dalla quotidianità che una giornata in ospedale, un po' di riposo obbligato, circostanze tutt'altro che piacevoli, ci ricordano di quanto dovremmo prenderci cura di noi, fermarci, volerci bene anche se non viene prescritto dal medico ;).
    Un abbraccio

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  2. Eh già è proprio come dici tu! L'importante è non dimenticarsene.
    A volte passato il momento le riflessioni si sbiadiscono e si ritorna alla dimensione del "non ascolto". Io vorrei ascoltarmi un po' di più, lo vivo come proposito per questo 2015. Ti confesso che mi piacerebbe molto, anche quando rientrerò a lavoro e riprenderò la routine quotidiana, continuare a nutrire quella vocina interna che dice "rallenta....rallenta per assaporare!".
    Grazie per aver condiviso il tuo pensiero.
    Ti abbraccio

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  3. E' capitato anche a me di fare riflessioni simili quando costretta in ospedale...forse ci sentiamo "in colpa" a fermarci e godere del tempo che scorre. Sentiamo che non dobbiamo essere noi a prendere l'iniziativa, ma cause di forza maggiore a costringerci. Non va bene: il tuo è un giusto proposito, spero proprio che tu riesca a metterlo in pratica!
    Prenditi tutto il tempo che ti serve per rimetterti in forze, fisicamente e mentalmente.
    Un abbraccio

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    1. Grazie amica mia! Mi auguro davvero che quest'anno porti più lentezza e piacere....ne abbiamo tutti molto bisogno.
      Mi prenderò tempo come suggerisci tu, il mentale e il fisico sono estramamente correlati, per questo non può esistere il benessere dell'uno senza il benessere dell'altro!
      Ti abbraccio

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